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Maurizio Pasqualetti scrive all'Ambasciata brasiliana: estradate Cesare Battisti PDF Stampa E-mail

23 Gennaio 2009 

“Nei giorni scorsi il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha scritto al Vostro Presidente Inàcio Lula da Silva, esprimendo «stupore e rammarico» a proposito della decisione del governo brasiliano di riconoscere lo stato di “rifugiato politico” al terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo Cesare Battisti, rendendosi interprete della vivissima emozione e della comprensibile reazione che una così grave decisione ha suscitato nell’intera comunità nazionale ed in tutte le forze politiche italiane.

Noi cittadini italiani, europei e italo-brasiliani, l’Associazione Italiana Vittime del terrorismo-Aiviter, che rappresenta i famigliari degli assassinati e le vittime superstiti degli anni di piombo in Italia, subiamo da anni le conseguenze di una distorta rappresentazione dei fatti originata in Francia dalla “dottrina Mitterrand”, che pare ora estendersi anche al Brasile.
Il terrorismo ha causato in Italia, tra attentati e stragi, circa 500 morti e migliaia feriti. Questi crimini sono stati frutto di un delirio ideologico che nulla aveva a che fare con il confronto politico democratico. Infatti, negli Anni ’70, non vi fu in Italia una guerra civile, né un' insurrezione antifascista, poiché il paese era governato da un esecutivo democraticamente eletto, retto da leggi democratiche garantite da un sistema giudiziario imparziale e garantista. I terroristi non furono pertanto i vinti di una presunta guerra, ma scellerati delinquenti organizzati in gruppuscoli che cercarono di coprire i loro delitti con pretese giustificazioni politiche. La responsabilità di questi atti delittuosi non può che essere e restare individuale.

Battisti, come altri terroristi latitanti in Francia o in altri paesi, non può essere scambiato per una vittima. Queste sono ben altre e hanno i nomi di Santoro, Campagna, Sabbadin e Torregiani,  cioè gli uomini di cui lui, direttamente o con altri, ha pianificato ed eseguito l’assassinio. Battisti è stato giudicato in tre gradi di giudizio e condannato sulla base non solo delle confessioni di complici, ma sulla base di altre molteplici prove e testimonianze. La sentenza, confermata in appello e parzialmente riformata in Cassazione, fu l'ergastolo.

Il fatto che in Francia Cesare Battisti sia diventato  scrittore, che siano passati decenni dai fatti di cui si è reso responsabile, che quasi tutti gli ex terroristi rimasti in Italia siano ormai fuori dal carcere, non implica che il futuro di un cittadino italiano debba essere deciso dalla dottrina Mitterrand o dagli imputati medesimi e dai loro amici intellettuali: l’omicidio non si prescrive e i killer latitanti spesso dimostrano di non considerare sbagliata la loro antica condotta, come nel caso di Battisti. La sua vita e la sua salute sono più che garantite, come possono testimoniare i suoi antichi compagni terroristi.  Il loro futuro può essere definito solo in Italia, perché qui sono stati commessi i delitti e qui sono sepolti i morti che hanno provocato.

Vi invitiamo pertanto a tornare sulla vostra decisione!  Vi chiediamo il rispetto della nostra giustizia  che, in questo caso, ha dalla sua la forza del diritto naturale al rispetto della vita umana, che non può essere barattato con assurde pretese «umanitarie» ”.


Maurizio Pasqualetti
 
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